Renato Nenci è nato e vive a Chiusi. Militare nel il 3° Reggimento Savoia Cavalleria, è un funzionario del Comune di Chiusi in quiescenza. Cavaliere al Merito della Repubblica e Commendatore dell'Ordo Militum Templi è giornalista, pubblicista e saggista. Come poeta ha esordito con una raccolta di poesie nel 1968, "Cento lacrime di Glicine" seguito da "Poesie scritte sottovoce" Ed. Orizzonti Letterari, Milano, 1975 e da "Il cinquantunesimo" nel 1978. Da giornalista, è direttore responsabile alcuni periodici a livello locale e nazionale e cura rubriche di arte e cultura in riviste specializzate. Capo Ufficio Stampa di Wealt Planet, cura le Pubbliche relazioni di alcune Associazioni. Appassionato di storia, in particolare medievale, ha studiato e studia la storia degli Ordini Monastici con particolare attenzione ai Templari. Ha pubblicato diversi scritti tra i quali "I Templari" nel 2004 Ed. Nuova MDM, "Processo Templare" nel 2006 Ed. Maprosti & Lisanti e "I Cavalieri del Tempio" nel 2008, Ed. Thesan e Thuran. Ha fondato il Lions Club Chiusi, di cui è stato il primo presidente, e il Club Valdiachiana I Chiari ed ha ricoperto incarichi distrettuali nel Lions Club International. E' membro di diritto del Capitolo Generale dell'Ordo Militum Templi di cui dirige e comanda la Magione Templare Francigena di Radicofani.

LETTERA A BABBO NATALE



                                                                                                              Chiusi 24 Dicembre 2012
Caro Babbo Natale,
non fare il furbo. Troppo facile farsi vedere vispo e arzillo, con la barba bianca, e il sacco pieno di doni, il mantello rosso, quando l’economia tira e sembra di vivere nel Paese del Bengodi. Fino a qualche anno fa eri addirittura appeso come un alpinista alle finestre. a me davi la sensazione di una certa incertezza, e temevo che con quella corda finissi con l’impiccarti da solo. Sarò stato troppo pessimista, ma oggi temo solo di essere stato preveggente.
Perciò torna rapidamente a sorridere, cerca di inventarti qualcosa, ma abbiamo assolutamente bisogno di te, e di un piccolo sogno di festa da coltivare. La tristezza, ci sta togliendo energia e cuore. Lo so che non è colpa tua. Almeno credo. Anche se nei Paesi nordici state comunque meglio che da noi. Forse il clima aiuta a non esaltarsi troppo, a coprirsi bene, ad accontentarsi di cose semplici.
Noi abbiamo vissuto anni spensierati. Non eravamo ricchi, ma ci piaceva pensare di esserlo. Oggi siamo tutti in difficoltà e ci rifiutiamo persino di fare la lista dei regali “obbligatori” di Natale. Una “app” dello smartphone ci salverà, con effetti speciali gratis. Su Facebook ci scambieremo valanghe di “mi piace” sotto alle foto di alberelli addobbati, o a vignette ironiche e animate. Cercheremo di ingannare l’ansia, la paura del freddo, della solitudine, della mediocre povertà incombente. Spenderemo poco, ma sarà comunque troppo.
Caro Babbo Natale, mi ricordo quando ero bambino ti aspettavo davvero, la notte della vigilia, fino a quando non mi si chiudevano gli occhi per il sonno. Poi la mattina mi svegliavo con la sorpresa della tua venuta, e a sotto il mio albero trovavo qualche pacchetto, non erano colorati quei pacchetti, e non erano legati con i nastri e i fiocchi, ma erano semplicemente incartati sulla carta bianca del pane. Non c’era la playstation, il telefonino o il computer,  ma qualche biscotto, un paio di calzettoni, una maglia di lana, qualche arancio e tanto amore del babbo e della mamma. .
Adesso non saprei cosa chiederti, ma ho nostalgia, non dell’infanzia, ma di quella atmosfera magica della festa. Giorni di semplicità, che si riempivano di voci familiari, delle visite degli amichetti, dei compagni di scula edi giochi. Sono sicuro che anche adesso è così per i bambini. Ma non per i genitori. Mentre, se ricordo bene, allora erano, per un momento, felici anche loro. Carichi di futuro.
Ecco caro Babbo Natale, prova a fare un pieno di Speranza, di Allegria, di Sorrisi, di Umanità. Distribuisci questi doni giustamente, non ti dimenticare di nessuno perché é in questi giorni che la solitudine brucia dentro al petto, e riempie gli occhi di lacrime. Usciremo da queste difficoltà, ne sono sicuro. E forse dobbiamo ricominciare da qui, da queste giornate dense di odori, di suoni, di musiche delle zampogne, un pò datate ma sempre vere, di gesti che abbiamo dimenticato, concentrati su noi stessi, un pò cinici e un pò spaventati.
Aiutaci a tornare semplici, autentici, gentili, cordiali, generosi, educati, disponibili, capaci di ascoltare, di predere il  tempo per ascolare il racconto sempre uguale di un anziano che magari vuole insegnarci qualcosa di importante.
Caro Babbo Natale, aiutaci a ricominciare da capo. Sarebbe il più bel regalo. Lo aspetto. Ci conto. Copriti bene, mi raccomando.
Tuo aff.mo Renato

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