A partire dai letterati romantici, passando per Nietzhe fino a Herzog e alla “beat generation” il camminare è metafora di conoscenza. Esiste un filone consistente della letteratura occidentale, per la quale il muoversi a piedi sa soli, costituisce un esercizio della mente più che del corpo, un’attività ricca di significati simbolici e magici in grado di stimolare la creatività. Ma già in questa letteratura appare chiaro un fatto: non si può compiere questo esercizio in un posto qualunque. Il prezzo pagato al progresso ha operato ovunque grandi distruzioni della natura, ha diffuso il degrado e alterato gli ecosistemi su vasta scala. Occorre viaggiare molto, nel nostro tempo, per poter trovare un luogo dove l’antica “wandern” possa esprimersi nella sua potenzialità rigenerante. “Wandern” in lingua tedesca significa “filosofia dell’erranza”, tutto il contrario del movimento frenetico legato oggi in gran parte all’azione turistica. Il turismo, così come si manifesta da noi, è fondato su un ingorgo di informazioni gettate sul singolo in assenza di ogni sua ragionevole necessità. E’ stato scritto invece che la riscoperta dell’erranza a piedi e dei movimenti esploratori sono “ingredienti essenziali affinché le informazioni raccolte dai vari sistemi sensoriali possano organizzarsi e fornire una rappresentazione biologicamente utile della realtà”. E per stimolare la creatività e la conoscenza viaggiando, occorre prima di tutto “pagare il prezzo del tempo, la moneta più rara e più cara di cui è in genere sprovvista la nostra vita sprofondata nella quotidiana, affannata comodità.
Renato Nenci è nato e vive a Chiusi. Militare nel il 3° Reggimento Savoia Cavalleria, è un funzionario del Comune di Chiusi in quiescenza. Cavaliere al Merito della Repubblica e Commendatore dell'Ordo Militum Templi è giornalista, pubblicista e saggista. Come poeta ha esordito con una raccolta di poesie nel 1968, "Cento lacrime di Glicine" seguito da "Poesie scritte sottovoce" Ed. Orizzonti Letterari, Milano, 1975 e da "Il cinquantunesimo" nel 1978. Da giornalista, è direttore responsabile alcuni periodici a livello locale e nazionale e cura rubriche di arte e cultura in riviste specializzate. Capo Ufficio Stampa di Wealt Planet, cura le Pubbliche relazioni di alcune Associazioni. Appassionato di storia, in particolare medievale, ha studiato e studia la storia degli Ordini Monastici con particolare attenzione ai Templari. Ha pubblicato diversi scritti tra i quali "I Templari" nel 2004 Ed. Nuova MDM, "Processo Templare" nel 2006 Ed. Maprosti & Lisanti e "I Cavalieri del Tempio" nel 2008, Ed. Thesan e Thuran. Ha fondato il Lions Club Chiusi, di cui è stato il primo presidente, e il Club Valdiachiana I Chiari ed ha ricoperto incarichi distrettuali nel Lions Club International. E' membro di diritto del Capitolo Generale dell'Ordo Militum Templi di cui dirige e comanda la Magione Templare Francigena di Radicofani.
SENTIERI
A partire dai letterati romantici, passando per Nietzhe fino a Herzog e alla “beat generation” il camminare è metafora di conoscenza. Esiste un filone consistente della letteratura occidentale, per la quale il muoversi a piedi sa soli, costituisce un esercizio della mente più che del corpo, un’attività ricca di significati simbolici e magici in grado di stimolare la creatività. Ma già in questa letteratura appare chiaro un fatto: non si può compiere questo esercizio in un posto qualunque. Il prezzo pagato al progresso ha operato ovunque grandi distruzioni della natura, ha diffuso il degrado e alterato gli ecosistemi su vasta scala. Occorre viaggiare molto, nel nostro tempo, per poter trovare un luogo dove l’antica “wandern” possa esprimersi nella sua potenzialità rigenerante. “Wandern” in lingua tedesca significa “filosofia dell’erranza”, tutto il contrario del movimento frenetico legato oggi in gran parte all’azione turistica. Il turismo, così come si manifesta da noi, è fondato su un ingorgo di informazioni gettate sul singolo in assenza di ogni sua ragionevole necessità. E’ stato scritto invece che la riscoperta dell’erranza a piedi e dei movimenti esploratori sono “ingredienti essenziali affinché le informazioni raccolte dai vari sistemi sensoriali possano organizzarsi e fornire una rappresentazione biologicamente utile della realtà”. E per stimolare la creatività e la conoscenza viaggiando, occorre prima di tutto “pagare il prezzo del tempo, la moneta più rara e più cara di cui è in genere sprovvista la nostra vita sprofondata nella quotidiana, affannata comodità.
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