I
valori dell’umanesimo e le conquiste tecnologiche, in questo luogo, trovano
sintesi perfetta.
Soriano nel Cimino, si vede da
lontano. E’ arroccato sulle pendici della collina, in uno scenario rimasto
intatto nei secoli. In cima c’è il castello con le sue torri quadrate, più
sotto, tutto intorno, piccole case che sembrano ancora raccolte nelle attese
sgomente del medioevo. Le case sorgono attaccate l’una all’altra, con il
prezioso risparmio delle mura in comune. Come tutti i paesi sorti nel medioevo,
non sfugge a quello che sembra un fondamento storico : intorno al castello
del principe, nella parte più alta, si costruisce una cinta muraria e sorgono
edifici destinati a scopi abitativi. Alla prima fondamentale costruzione si
contrappone, qui come in altri luoghi, il disegno politico sociale e
amministrativo del dominio laico oppure ecclesiastico. Concentrazione
della popolazione con lo scopo di controllare politicamente e
amministrativamente gli uomini, i sudditi.
Il primo impianto castellare, ad
opera di Gregorio VII°, Papa, edificato sui resti di un più antico e vetusto
edificio, risale al 1086 e, fece si che le prime costruzioni gli sorgessero
attorno. Bastarono pochi anni perché la cima e i fianchi della collina
cambiassero aspetto. Un altro pontefice, Nicolò Orsini, nel XII° secolo, ampliò
il castello, restaurandolo e inglobando l’antica costruzione, donandogli il
gradevole e austero aspetto che oggi possiamo ammirare.
Quello della permanenza del
Pontefice a Soriano nel Cimino, fu un periodo aureo per il borgo, che si
rinnovò. Vi costruirono nuovi abitati si edificarono graziose cappelle, nacquero
monasteri. Il paese si espandeva oltre la base della collina. Durante l’intero periodo del medioevo,
l’abitato divenne un immenso cantiere dando origine a palazzi il cui valore
artistico è fuori ogni discussione. La città divenne metà e residenza prediletta
di importanti prelati. Ognuno dei quali lasciava un segno tangibile della sua
presenza. Fu questa la ragione per cui
il cardinale Cristoforo Madruzzo dette inizio alla costruzione della “Fonte
Regina delle acque”. Complesso architettonico di grande valore storico e
artistico, che è tutt’oggi alimentata da sorgenti che sgorgano acque limpide e
chiare, che mettono in risalto le belle sculture che rappresentano scene
bibliche. La sua costruzione fu terminata intorno alla metà del 500, quando i
valori dell’umanesimo e le conquiste delle tecnologie trovavano sintesi
perfette in costruzioni come questa.
Fino a qui il passato prossimo
di Soriano nel Cimino. Il suo passato remoto si perde nella notte del tempo. Di
questo ameno luogo si incomincia ad avere notizia quando la civiltà etrusca si
impossessò anche di quella zona, bonificandola attrezzandola per renderla
vivibile nel migliore dei modi. Nacque così la leggenda, che non era leggenda
ma realtà, che la zona dei Monti Cimini era una stazione climatica già molto
apprezzata, prima dagli Etruschi e poi anche dai Romani.
La città parteggiò per la
fazione Guelfa. Non poteva essere altrimenti e, ciò si nota anche nel suo stile
urbanistico. La merlatura del castello ne è l’esempio più classico.
Lo stile neoclassico, sembra
poco azzeccato per la
Chiesa Cattedrale, che sorge nella piazza centrale della
città. Per la sua edificazione (1795) su progetto dell’architetto Giulio
Camporese, furono abbattute due chiese più piccole risalenti al 1200 che
ornavano i lati della Piazza, e riempito un dirupo di grosse dimensioni. La sua
architettura elementare evidenzia i due ordini dell’epoca neoclassica : il
dorico nella parte inferiore, e lo ionico in quella superiore. La costruzione
sacra a croce di greca è coperta, nella parte centrale, da una cupola sorretta
all’interno da quattro colonne.
In tempi più recenti anche il
castello ha subito alcune trasformazioni e, da penitenziario è stato adibito a
sede di mostre e convegni, con un recupero conservativo degno di nota.
Con il rosso acceso degli
alberi e, il colore scuro della terra, l’autunno è una delle stagioni più
romantiche per scoprire Soriano. Immagini e attimi, appaiono sfuggenti così che
la campagna d’intorno è una nota di bellezza e di serenità. Il panorama che la
circonda è una palestra ideale per lo sguardo. Poi il divenire delle stagioni,
con i caldi colori d’autunno, le nebbie invernali, il fiorire dei peschi, l’oro
delle messi producono sensazioni diverse ed esclusive.
Di rimpetto all’abitato, il
Monte Cimino (1050 mt. S.l.m.) ha un patrimonio ambientale di grande valore.
Ricoperto da castagni e da una secolare faggeta, racchiude nei suoi anfratti
più segreti reperti archeologici che vanno dal periodo etrusco a quello tardo
romano. Passeggiare per questi boschi, nel silenzio e nella riflessione, è
un’occasione che riporta indietro nel tempo, a quando questi solitari sentieri
erano calcati da cavalieri e soldati e, si ha la sensazione che appaiano
all’improvviso dietro ogni curva. Camminare, poi, per le antiche ed erte strade
del centro storico di Soriano, in un silenzio carico di vita, di spazi
profondi, rende l’anima trasparente ed è come leggere la sua storia. Se poi
potessimo ascoltare, ad esempio, le pietre delle piazze, allora sentiremo una
immensa opera, ed anche i cori, ossia quei baccani e quei parlottii, tipici
della gente di paese, dei mercati, delle rivoluzioni, delle disfide e così via.
In questo paese c’è un fondo di anonimia segreta che sembra aver calato, in
forme di rara classicità, i contenuti di una inassopibile nostalgia del tempo
passato. Proprio per questo le feste paesane rappresentano altrettanti punti di
riferimento di questa città battagliera e ardente, che non mai abdicato ai suoi
ritmi, coniugando come in questo caso, la tradizione e la dimensione del vivere
di una volta.
Ma
è in ottobre che il paese si trasforma. Si spoglia dei panni della modernità
per indossare quelli carichi della sua storia, quelli del medioevo. In questo
periodo, visitare Soriano nel Cimino, è come immergersi nel tempo. Il paese si
trasforma. I negozi cambiano aspetto e divengono botteghe d’epoca, i garage in
stalle, le osterie in bettole, gli alberghi in locande, il tutto con uno stile
proprio e unico nel suo genere. Nelle notti di ottobre la luminosità
artificiale dei lampioni, lascia il posto alla più romantica fioca e calda luce
delle torce. Ed è questo il momento della sfida. I quattro rioni si contendono
il palio in una rievocazione storica delle contese dei cavalieri e degli
arcieri. Una sfilata con abiti dell’epoca, per le “poco illuminate” e
trasformate vie del paese, cattura l’attenzione anche del turista più
distratto. Se non si è accompagnati, non è facile cogliere l’essenza di tutta
questa manifestazione che dovrebbe avere la denominazione d’origine controllata
e garantita.
In questo luogo, che fu un
tempo prediletto dai papi, mancano le espressioni volgari. Qui non si sente mai
urlare, tutte le voci sono uguali con una curiosa sonorità dialettale.
Ed è per la calma che vi si
vive e per il ruolo di grande attore interpretato dalla natura che, la gente di
Soriano è tuttora tenacemente ancorata alle tradizioni più genuine. Alle
usanze, che non perde occasione per rispolverare. Alla cordialità, alla
spontaneità e alla ospitalità che qua è ancora cosa sacra. Pensare che siamo
arrivati in questa cittadina, quasi per caso, ed abbiamo scoperto un gioiello
incastonato nei monti Cimini a soli 15 Km da Viterbo. E alla fine della visita
chiediamo alla memoria di restituirci almeno le immagini di un luogo di
indescrivibile bellezza.
RENATO
NENCI
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